Eccoci pronti con un nuovo evento per il mese di Aprile!



🌞Blog che parla del Friuli: in particolare delle minoranze linguistiche slovena,friulana e tedesca e non solo. ❤️ Sono figlia di madre slovena (Ljubljana) e di padre appartenente alla minoranza slovena della provincia di Udine🌞 (Benecia).Conosco abbastanza bene la lingua slovena.Sono orgogliosa delle mie origini.
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Klušino, 9 marzo 1934 – Kiržač, 27 marzo 1968 |
Fu registrato come "Alessandro" a causa del sopruso di un impiegato comunale, ma in tutti i contesti pubblici ed anche in famiglia e da sempre conosciuto con il nome sloveno.
Il vino che piace alle donne-vino da meditazione
All’arrivo a Stolvizza/Solbica, base di partenza per molte escursioni, il numeroso gruppo è stato diviso in due. Mentre alcuni hanno effettuato il più noto percorso circolare Ta lipa pot altri, accompagnati da Sandro Quaglia, hanno deciso di affrontare Il sentiero di Matteo. Quest’ultimo è un itinerario sicuramente più impegnativo, coi suoi 720 m di dislivello, ma altrettanto affascinante. Tra imponenti faggete conduce prima agli stavoli di Kolk e poi a quelli di Rawni, da dove si sono potute ammirare tutte le montagne che circondano la vallata, Alpi e Prealpi Giulie nonchè alcune vette di quelle Carniche. Per raggiungere la località, la comitiva è partita dal borgo di Ladina/Ladïna, ultimo gruppo di case di Stolvizza perennemente abitato della Val Resia, per poi scendere verso il torrente Resia, dove in località ta par Laščamo è possibile ammirare la struttura di una fornace per la realizzazione della calce spenta, ancora oggi perfettamente conservata, forse unico esempio in tutto il comune.
Il sentiero di Matteo è uno dei percorsi che permette di raggiungere il monte Sart/Sert e molte altre località in questo settore delle Alpi Giulie, in parte nel Parco naturale delle Prealpi Giulie. La località di Rawni, dove sono stati ristrutturati tre stavoli, contava ben dieci costruzioni tra casette per la caseificazione e stalle con annessi fienili, oggi ridotti a ruderi, ed è documentata già dal 1642, quando è ricordato il suo sfruttamento per la fienagione in un documento redatto dal notaio Alberto Andriussi, cancelliere dell’Abbazia di Moggio Udinese, del cui feudo ha fatto parte anche tutta la vallata fino al 1777.
Nel pomeriggio la comitiva di alpinisti ha visitato anche il Museo della gente della Val Resia, dove Luigia Negro, presidente dell’associazione del Museo, ha commentato la mostra al momento in esposizione, dedicata ai falegnami di Resia. (Sandro Quaglia)
E’ successo ieri all’area murales del parco Ardito Desio di Udine, dove il movimento “Insieme Liberi” aveva organizzato un evento contro il piano di riarmo dell’Unione Europea che prevedeva la proiezione dei docufilm dell’emittente Russia Today “Maidan – la strada verso la guerra” e “I bambini del Donbass, entrambi vietati da un regolamento dell’UE.
Per questo motivo il Questore di Udine, con provvedimento dello scorso 4 aprile, ha prescritto al promotore dell’iniziativa che la manifestazione si svolgesse senza la proiezione dei due docufilm: il mancato adempimento alla prescrizione avrebbe avuto conseguenze penalmente rilevanti. L’evento ha quindi avuto luogo senza la diffusione dei due filmati, ma con la protesta messa in atto dai manifestanti per quella che hanno definito “censura di Stato”.
fonte https://www.ilfriuli.it/cronaca/vietata-proiezione-di-due-docu-film-russi-i-manifestanti-e-censura/
La giornata è un’occasione per promuovere a livello globale la sensibilizzazione su argomenti cruciali di salute pubblica di interesse della comunità internazionale, e lanciare programmi a lungo termine sugli argomenti al centro dell’attenzione. La giornata mondiale della salute non è quindi un evento che si riduce ai lavori di un giorno, ma è ogni volta il punto di partenza di un percorso mirato a migliorare le condizioni di salute in tutto il mondo.
Quest'anno viene dato il via a una campagna sulla salute materna e neonatale: la campagna, intitolata Healthy beginnings, hopeful futures
, è un’occasione per promuovere a livello globale l'intensificazione degli sforzi per porre fine alle morti prevenibili di madri e neonati e a dare priorità alla salute e al benessere a lungo termine delle donne.
Tarčmunske pierhe
In Benečija (in italiano Slavia friulana, regione collinare e montuosa del Friuli orientale, tra Cividale e i monti che sovrastano Kobarid, zona abitata dalla minoranza slovena) è ancora viva l’antica tradizione delle uova pasquali chiamate “pierhe”. Note sono soprattutto le pierhe di Tarčmun (Tercimonte). Anche in questo caso le uova vengono bollite a lungo nel colore e poi graffiate per ottenere le decorazioni. La particolarità di queste uova pasquali sta nei motivi ornamentali, che rappresentano soprattutto animali, oltre ai classici motivi floreali. Presso il Museo etnografico nazionale di Ljubljana sono conservati ancora oggi degli esemplari di pierhe che il mons. Ivan Trinko, sacerdote, scrittore e uomo di cultura della Benečija, aveva regalato al museo nel lontano 1906.
da pierhe
Tarčmunske pierhe – © Kobilja glava
A noi di Drenchia, da piccoli, regalavano le pierhe per Pasqua. Pierha – altrove detta anche pirh – era l’antenato dell’odierno uovo di Pasqua. Era fatto di …uovo. Era un uovo. Un semplice uovo di gallina. Nella estrema semplicità della nostra vita, le uova erano parte del quotidiano ma l’uovo pasquale cui la memoria torna con affetto, era ben più che un comune alimento: era il frutto di pensieri premurosi, affettuosi e amorosi, oltre che un segno di tradizione e continuità. A Oznebrida, stranamente, era una signora senza figli a preparare le pierhe per tutti i bambini del paese. A lei portavamo le uova in anticipo e lei le tingeva con bucce di cipolla poi, pazientemente, le decorava. L’attesa era lunga ma, quando offriva il “lavoro” finito era pura felicità. Quello che ci trovavamo in mano non aveva più nulla dell’uovo di gallina se non la forma. Tutta la superficie color mattone scuro era ricoperta di greche, ghirlande, animaletti e simboli pasquali. Lo rigiravamo fra le mani infinite volte per leggere ogni figura e sfioravamo con i polpastrelli le linee più chiare scalfite con infinita cautela, a creare quel piccolo miracolo. Infatti, il fragile uovo era stato “graffiato” con una punta affilata – una forbice, un coltellino – e i disegni risaltavano per contrasto, avendo asportato la superficie tinta e fatto emergere il colore originario della buccia. Altri simboli ed altri significati per le pierhe dei più grandicelli: se ai consueti disegni pasquali si aggiungevano due cuori affiancati con le iniziali dell’amato e dell’amata e magari anche due colombi esplicitamente tubanti, l’ovetto di Pasqua diventava un’efficace “Valentina” che gli innamorati si scambiavano.
Libera traduzione dal Trinkov koledar anno 2009, pp. 170‑174
da http://www.kobiljaglava.com/tradizioni/pierhe/
COME SI FANNO LE UOVA COLORATE GRAFFIATE
Occorrente: uova, cipolla rossa, forbici o taglierino
1. In acqua fredda mettiamo le bucce delle cipolle.
2. Mettiamo l’uovo, che deve essere a temperatura ambiente.
3. Facciamo cuocere a lungo, circa una mezz’ora. Quando le uova sono fredde possiamo lo possiamo intagliare a piacere.
COSI’ SI PREPARANO LE UOVA CON ELEMENTI NATURALI
Occorrente: uova, erbe, cipolla rossa, fiori, uno straccio, spago.
1. In acqua fredda mettiamo la cipolla rossa (o altre sostanze a seconda del colore che desidero ottenere).
2. Attorno all’uovo leghiamo con uno spago i fiori e le erbe.
3. Avvolgiamo l’uovo in uno straccio.
4. Facciamo bollire a lungo, circa una mezz’ora.
5. Sulle uova compariranno gli stampi dei fiori e delle erbe.
da http://www.dom.it/takuo-se-napravijo-pirhe_ecco-come-si-decorano-uova/